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Benetton dice no ai capi in angora

Benetton no angora
Benetton non produrrà più capi in lana d’angora. Grazie a Peta, People for the ethical treatment of animals, che ha portato avanti manifestazioni di protesta in tutto il mondo, denunciando le crudeltà compiute sui conigli d’angora negli allevamenti cinesi, per ricavare la lana usata per realizzare maglioni, sciarpe e accessori vari.
Tra le prime a boicottare la lana d’angora H&M, Lacoste, Zara, Bershka, Pull & Bear, Calvin Klein, Stella McCartney, Tommy Hilfiger e French connection, a cui ora si aggiunge Benetton.
“Benetton group conferma la decisione di interrompere l’uso di lana d’angora in tutte le collezioni vendute a livello mondiale. I capi Benetton sono realizzati nel pieno rispetto della natura, delle persone e degli animali. Per quanto riguarda la lana d’angora in particolare, abbiamo sempre seguito le linee guida del nostro Codice di condotta, particolarmente rigorose per garantire l’utilizzo di materiali prodotti eticamente – ribadisce l’azienda in un comunicato stampa -. In linea con l’impegno di lunga data di United colors of Benetton verso le tematiche sociali, compreso il benessere degli animali,abbiamo già interrotto l’uso dell’angora nella nostra produzione. Una volta terminato l’inventario attuale, nei negozi Benetton non saranno più disponibili prodotti in lana d’angora”.

Storia e leggende popolari tra streghe, folletti e maghi

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Storia e leggende popolari che si tramandano da generazione in generazione, si intrecciano e diventano un patrimonio da conservare.
Noi leggende ne abbiamo trovate e poco alla volta ve le racconteremo. Se volete contribuire con le storia che conoscete inviatecele a info@lanuovabriantea.it le pubblicheremo al più presto.
Nel 1604 Federico Borromeo rende pubblico l’editto “Contro maleficos et sortilegos”, in cui si descrive usi e costumi da condannare. Tredici paragrafi che dipingono il quadro generale dell’epoca, di un volgo sebbene cristiano animato da parecchie credenze pagane. Al primo posto le streghe, ebbene sono ancora loro le più temute. “Chi fosse della setta delle streghe, o stregoni, maghi e maghe, o che dasse opera alla sacrilega et nafand’arte de gl’incanti, maleficii, legature, segnature, fatuchierie, veneficii, prestigii, overo ad altra simil sorta d´opere diaboliche”. Non sfuggono neppure i sortilegi d´amore. “Chi avesse battezzato o tenesse presso di se cosa battezzata, come fave, calamita, animali brutti, et altre cose per far opere diaboliche, o chi avesse maleficiato huomo o donna per tirarli all’amor suo, o chi con simil mezzo avesse seminato discordie tra la moglie et il marito, overo altre persone”. Tempeste, burrasche, altro che perturbazioni meteorologiche, c’è chi conosce i sortilegi per scatenarle. E vanno denunciati. “Chi per incanto avesse fatto tempestare, saettare, brinare, nebbiare, inondare, o per via d´aridità, o vento desicante, avesse fatto abbruggiare i frutti della terra proibendo la pioggia con arte diabolica”. Così come vanno segnalati gli incantatori. “Chi fosse solito sanare qualunque o alcuna infermità con parole superstiziose, et massime le donne, che vanno publicamente, essendo condotte a segnar febri, malatie, mani, gambe senza medicamento naturale”.

Storia ma anche credenza popolare come quella che racconta di una povera famiglia brianzola, con molti figli da crescere che decise di fare un patto col Diavolo, in cambio di cibo gli avrebbero consegnato l’ultimo figlio.
Crescendo il bimbo dimostrò una spiccata propensione per la fede, ma il suo destino era segnato. Quando Satana bussò alla porta per portarselo via, il ragazzino prese tempo chiedendo consiglio ad un prete eremita che abitava sui monti. Il religioso non poté far nulla se non indirizzarlo da suo fratello, così cattivo da essere certamente in contatto con il Maligno. Coincidenza vuole che il vecchio fosse sul punto di morte, il giovanetto lo rassicurò ed insieme pregarono, e si pentì pure del male fatto. Dal cielo scesero due angeli che lo portarono in paradiso. L’episodio diede parecchio fastidio all’eremita che si arrabbiò con Dio insultandolo per aver accolto un malvagio. Il Diavolo ne approfittò ed invece del ragazzino si prese il prete ipocrita, che di anime ne valeva due.

Altra leggenda della terra di Brianza quella di Pietrina, che avendo dei fortissimi dolori allo stomaco, decise di rivolgersi ad una donna esperta. Questa le consigliò di guardare nel materasso, qui la ragazza trovò tra le foglie di pannocchia su cui dormiva, uno strano groviglio di fili di lana colorata. Erano annodati talmente stretti da non riuscire a districarli. Seguendo le istruzioni buttò il nodo nel fuoco acceso in mezzo ad un campo. Tra le fiamme si delineò la figura di una vecchia arcigna, era la strega, bruciando non avrebbe più fatto del male a Pietrina.

Varenna: Villa Monastero completato restauro Clemenza di Tito

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Con l’inserimento della testa e del braccio e le relative stuccature si sono conclusi oggi i lavori di restauro del gruppo scultoreo della Clemenza di Tito, opera di Giovan Battista Comolli, colpito lo scorso mese di settembre da un ramo di una pianta del giardino di Villa Monastero a Varenna.
Dopo il sopralluogo della Soprintendenza, in programma nei prossimi giorni, per la certificazione del lavoro svolto le statue che compongono il gruppo scultoreo verranno adeguatamente ricoperte con materiale idoneo per evitare i depositi di muffe, resine ed elementi nocivi, materiale che verrà rimosso con la riapertura del Giardino della Villa il prossimo 1 marzo.
La Provincia di Lecco, di concerto con le competenti Soprintendenze, sta inoltre progettando un intervento che consentirà la protezione dell’intero gruppo scultoreo in caso di eventuali altre cadute di rami delle piante sovrastanti.
Infine la Provincia sta procedendo alla verifica dello stato fitosanitario delle piante, con il supporto della Fondazione Minoprio, che in passato ha curato anche la mappatura delle piante dell’intero Giardino Botanico.

“Abbiamo fatto tutto il possibile – commentano il Presidente della Provincia di Lecco Flavio Polano e il Consigliere provinciale delegato ai Lavori Pubblici Rocco Cardamone – per rispettare la tempistica del progetto di recupero, che ha richiesto, oltre al reperimento delle risorse necessarie, anche una serie di sopralluoghi per la valutazione del danno, la definizione delle procedure e delle modalità dell’intervento, insieme alla Soprintendenza, alla restauratrice, al Curatore e Conservatore della Casa Museo. Dopo questo restauro, procederemo con altri interventi di protezione per mettere al riparo la statua da possibili cadute di rami, nel rispetto del paesaggio di Villa Monastero”.
Il monumento, che costituisce l’ultima opera realizzata dallo scultore poco prima della morte (1830), è collocato nel giardino vicino all’ingresso della Villa e descrive l’atto di clemenza dell’imperatore romano Tito nei confronti di Sesto e Vitellia, che avevano congiurato contro di lui. Il soggetto, ispirato dal poeta Vincenzo Monti e tratto da Metastasio, fu musicato da Mozart nel 1791 in occasione dell’incoronazione di Leopoldo II re di Boemia e giunse a Villa Monastero grazie al tedesco Walter Kees (1864-1906), uno degli ultimi proprietari di questa dimora lariana.

Strada provinciale più sicura a Molteno e Sirone

E’ pari a di 325 mila euro, di cui 65 mila a carico dell’Amministrazione provinciale, la spesa per una serie di lavori di sicurezza sulle strade provinciali.
Nello specifico nel tratto tra Molteno e Sirone è prevista la creazione di un marciapiede lungo la strada provinciale 49, ed è previsto un tratto a scavalco del torrente Bevera, il costo è di 70 mila euro, di questi 10 mila arrivano dall’Amministrazione provinciale.
A Monticello Brianza verrà realizzato un attraversamento pedonale con isola centrale, lungo la Sp54 in scuola di villa Greppi, il costo è di 50 mila euro, di questi 10 mila arrivano dall’Amministrazione provinciale.

Attenzione agli orari natalizi di Comune e biblioteca

Giovedì 24 dicembre e giovedì 31 dicembre, sarà garantita la regolare apertura degli uffici comunali, dalle 10 alle 12. Uffici che invece resteranno chiusi il 2 gennaio.
La biblioteca comunale di via Appiani resterà chiusa dal 23 al 27 dicembre compresi, e dal 30 dicembre al 3 gennaio compresi.

Como-Lecco: in dieci anni le temperature massime sono cresciute di 2 gradi. Lo dice Coldiretti

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Como-Lecco: in dieci anni le temperature massime sono cresciute di 2 gradi.
Riportiamo di seguito l’intervento siglato da Coldiretti Como e Lecco, dove vengono approfonditi vari spunti di notevole interesse.
Temperature massime su di oltre due gradi in appena un decennio (2,08 a Como, 2,36 a Lecco). Anche nelle province lariane si fanno sentire gli effetti del cambiamento climatico, come conferma un’elaborazione della Coldiretti regionale, su dati Osservatorio Mipaaf, diffusa in occasione della Conferenza Onu di Parigi sui cambiamenti climatici.
A Como si è passati dai 14,39 gradi registrati in media tra il 2005 e il 2014 ai 16,47 rilevati nei primi dieci mesi del 2015. A Lecco, la differenza è ancora più rilevante in quanto nel 2015 si registra una media di 18,26 gradi contro i 15,90 degli ultimi 10 anni.
Dall’analisi di Coldiretti Lombardia, risulta anche che a Lecco (863,21mm/anno), negli ultimi 10 anni, le precipitazioni hanno superato la media regionale (858,29mm/anno), mentre Como, seconda solo a Sondrio, è la provincia più “ asciutta” con 855,08mm di precipitazioni medie all’anno.
“Gli eventi atmosferici stanno diventando sempre più traumatici sia per la violenza che per la rapidità con i quali si verificano” spiegano Fortunato Trezzi e Francesco Renzoni, presidente e direttore di Coldiretti Como Lecco. “In questo contesto il lavoro degli agricoltori si complica e aumentano i rischi per produzioni e raccolti”.
In un contesto regionale dove il 2014 è stato uno degli anni più piovosi, con quasi il doppio delle precipitazioni medie mensili degli ultimi 10 anni anni, a livello locale si manifestano estati di grande siccità, come è accaduto quest’anno in provincia di Como quando a Luglio si sono registrati soltanto 18,3mm di precipitazioni. E gli agricoltori ne hanno sofferto, come racconta Dante Saibene di Cirimido: “Quest’anno a luglio, in pratica, non ha piovuto per nulla, come già era accaduto nel 2003. I danni e le perdite di raccolto sulla soia sono stati pesantissimi: le piantine, come anche quelle di mais, hanno subito forti stress per colpi di calore. I raccolti di granturco sono stati addirittura dimezzati in diversi areali”.
Ma non solo: “Nell’aumento delle temperature un ruolo importante è giocato anche dalla cementificazione e dal consumo di suolo, di cui le nostre province lariane, particolarmente nell’area di pianura, soffrono ormai cronicamente”.
Il cemento, infatti, trattiene calore durante il giorno e lo rilascia durante la notte, facendo innalzare la colonnina di mercurio anche quando questa dovrebbe scendere e stravolgendo la normale escursione termica lungo le 24 ore.
“Di solito per le festività di Ognissanti da noi si andava sottozero: quest’anno invece a novembre c’erano quasi 20 gradi – dice Franca Sertore, 66 anni di Sondrio, presidente Pensionati Coldiretti Lombardia – Ricordo che in questo periodo quando ero bambina iniziavano le prime nevicate, che poi gelavano e facevano sì che si conservasse una riserva d’acqua per l’estate. Oggi invece anche i nostri ghiacciai si stanno sciogliendo”.
Il record del freddo, invece, si è registrato tra i mesi di gennaio e febbraio: quest’anno Como è stata la terza provincia più fredda della Lombardia facendo registrare 3,2 gradi sotto zero (Sondrio e Varese, prima e seconda) ma con significative escursioni termiche. Mentre a Lecco, più mite, la temperatura non è scesa sotto i -1,7 gradi
“E’ strategico monitorare la situazione e sostenere l’agricoltura quale risorsa per la gestione e la manutenzione del territorio contro il consumo di suolo – ribadisce il presidente Trezzi –considerato che in cinquant’anni, dal 1955 al 2011, in Lombardia le superfici agricole utilizzate sono diminuite di oltre il 25,4% passando da 1.322.017 ettari a 986.853 ettari, mentre il suolo urbanizzato è aumentato del 235 per cento. Senza agricoltura – conclude il presidente della Coldiretti lariana – si perde prima di tutto una gestione efficace dei territori, un assunto che è ancora più vero nelle realtà di montagna, che sono più a rischio di abbandono e isolamento”.

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